venerdì 24 ottobre 2008

PENSIONATO ITALIANO DI MALINDI SI PERDE IN SAVANA. RIPORTATO A CASA IL GIORNO DOPO

A volte, in Africa, anche le disavventure hanno un lieto fine. Alcuni stenteranno a crederci, ma ci si può perdere, senza benzina, senza soldi né telefonino cellulare nel mezzo della savana e riuscire a fare ritorno a casa senza un graffio, grazie all'umanità della popolazione locale.
E' accaduto ad Aldo Viganò, un italiano originario di Como, che da anni ha una villa a Malindi, la nota località turistica keniota dov'è solito “svernare”, lo riferisce l'agenzia stampa “malindikenya.net”. L'altra mattina Viganò è uscito di casa con il suo fuoristrada, diretto a fare colazione. Chissà cosa gli è passato per la mente, osservando la verdeggiante realtà africana, ma ha deciso di fare un giretto un po' più lungo del solito. Da Malindi ha imboccato la strada che porta a nord, verso Lamu. Il tempo ideale, il manto stradale in ottime condizioni, la natura rigogliosa intorno, baobab e palme riverenti al suo passaggio, gesti ancestrali delle mama dei villaggi e studenti in divisa a piedi per chilometri, tra le capanne di argilla e la scuola.
Ad Aldo la giornata deve essere sembrata magnifica, lontana dalla routine rilassante ma anche un po' noiosa del pensionato di Malindi: sempre il solito bar, il cappuccino con la brioche, le solite allegre facce da salutare. Un sogno di pace e tranquillità, per un coetaneo italiano, perso magari nel traffico e nel freddo della metropoli. Ma in lui che vi è abituato, l'umana voglia di evadere è in agguato. Così Viganò Segue la strada asfaltata in quel paradiso, supera due posti di blocco, passa il bivio di Garsen e punta verso Garissa, cittadina tra il mondo conosciuto e il deserto somalo, confine tra i selvaggi parchi nazionali, dove s'incontrano leoni ed elefanti, e il niente in mano alle tribù nomadi Pokomo e Rendille. Siamo a più di quattrocento chilometri da Malindi, ma il pensionato lariano viaggia ora su una strada sterrata sconnessa, dove s'incontrano solo animali allo stato brado e, ogni cento chilometri, un camion in avaria o un autista che cambia una ruota. Il pensionato comasco viaggia e con lui i suoi pensieri, che spaziano liberi e felici. Fino a quando, inevitabilmente, viene a mancare la benzina del fuoristrada. La macchina si ferma, in mezzo al niente. Intorno soltanto rumori di fauna africana, esemplari spesso sconosciuti al “mzungu”, l'uomo bianco. E' una zona lontana dai safari organizzati, appena tratteggiata dalle mappe locali. Tra poco scenderà la sera, che in questa parte di mondo, proprio sotto l'equatore (che se fosse un'asse nel cielo come lo disegnano, almeno farebbe ombra) copre tutto come un nero manto intorno alle sei di sera. C'è un uomo bianco, non più giovane, che non parla una parola di inglese e di swahili. Senza soldi e senza telefonino. Sembra un film, e probabilmente lo è: è il suo lungometraggio personale, quello in cui interpreta la parte di un tranquillo italiano che si perde nel mezzo dell'Africa nera e con la serenità e l'incoscienza di chi vi è capitato quasi da predestinato, sa che andrà tutto bene.
Non è così invece per la signora Viganò, che da alcune ore sta cercando suo marito dappertutto a Malindi e dintorni. Ha avvertito per prima cosa il console italiano Roberto Macrì, che si è immediatamente attivato organizzando le ricerche della polizia locale e avvertendo tutte le sedi distaccate del distretto keniota. Nel pomeriggio, la mancanza di riscontri gli fa pensare che sia meglio estendere l'avviso a tutta la Nazione.
Tra Garissa e Nairobi, sporadicamente, si segnala la presenza di shifta, pericolosi banditi di origine somala che attaccano mezzi di trasporto o automobilisti solitari. Per questo sono stati istituiti posti di blocco e il fenomeno è stato isolato, ma a volte per attraversare quella desolata parte di Kenya è consigliabile far salire a bordo un poliziotto armato. Chiaramente il nostro eroe vi ha rinunciato, ed ora è solo. Chiunque potrebbe approfittare di lui. Il suo fuoristrada farebbe gola a molti, un toccasana illegale per l'estrema povertà degli abitanti di quelle regioni, e per i camionisti, e i contrabbandieri di passaggio. In lontananza, macchia polverosa che potrebbe essere indifferentemente mandria di bufali o piccolo tornado, spunta un autocarro che vede l'uomo ai margini dello sterrato con un'espressione innocente che sembra dire: “vi stavo aspettando”.
Non servono le parole, basta un'occhiata e i due occupanti dell'enorme elefante di lamiera estraggono lunghe e possenti corde dal vano e le attaccano al fuoristrada. Piano piano, mentre il cielo colora il paesaggio di tinte tenui e il caldo torrido si placa, lo strano convoglio raggiunge il villaggio di Mwingi. Siamo a cinquecento chilometri da Malindi. Aldo Viganò viene portato al posto di polizia locale dove, dopo lo stupore generale, si fa largo il dovere. Le telefonate del quartier generale di Nairobi, allertato dal console italiano a Malindi, raggiungono anche loro a tarda sera.
“Il vostro mzungu è qui, sta bene!”. Passerà la notte in guardiola, sul materasso più comodo messo a disposizione dalla comunità di Mwingi. Nel frattempo, con un servizio di invio di denaro via sms, la stazione di polizia ottiene il necessario per un pieno di benzina e il ritorno a Malindi dell'indomani. E' l'alba, l'alba indimenticabile dell'equatore che stregò Hemingway e Karen Blixen e che innamora centinaia di migliaia di turisti ogni anno. L'ufficiale della polizia di Mwingi chiama Malindi.
“Cosa possiamo offrire a questo signore da bere e da mangiare...tè, caffè, un chapati...?” chiede.
“Non so, sentite lui...”
Il linguaggio dei gesti è essenziale. Mani nere che, accompagnate da un sorriso, mimano una tazza e qualcosa da mettere in bocca.
“Un cappuccino e una brioche, grazie” è la risposta dell'italiano, con perfetto accento comasco.
Il “kenya coffee” e la tortilla che qui chiamano chapati sarà sembrata buonissima al pensionato comasco che si rimette in viaggio, per arrivare a Malindi in serata. E' scortato questa volta da due guardie. Si sa, quando uno inizia a respirare l'avventura, non è detto che ci riprovi. E l'Africa è grande, anche se non dappertutto si trovano cappuccino e brioche...
Freddie del Curatolo

Nessun commento: