Ecco una di quelle storie che diventano meravigliosamente epiche soltanto quando si concludono con un lieto fine. Prima, però è un'avventura che si colora di pericolo e ansia, che ha il salmastro dell'oceano nei polmoni e lo sguardo deciso di due uomini coraggiosi. Ieri mattina il Kenya Wildlife Service di Malindi riceve un messaggio da una barca di pescatori: una balena di undici metri, con accanto il suo cucciolo ("solo" tre metri di lunghezza) è rimasta nottetempo incagliata alla rete da pesca di un dhow, la tipica imbarcazione di legno keniota, al largo di Mambrui.
I dirigenti del KWS chiamano subito gli esperti subacquei Angelo De Poli e Angelo De Faveri, trevigiani, proprietari e istruttori del Blu Fin Diving, che si precipitano con le attrezzature subaquee e il loro assistente Emmanuel Nguma.
Con un veloce natante a motore raggiungono la zona in cui affiorano i cetacei e, senza perdere tempo, si tuffano in mare aperto armati di coltelli, per strappare l'enorme rete che da ore tiene in ostaggio mamma Megattera, la più comune tra le balene dell'Oceano Indiano. L'animale è come "insaccato" per intero, e al suo fianco il suo cucciolo impaurito gli sta addosso. "La missione si presentava alquanto pericolosa - spiega De Poli, che già tre anni fa aveva salvato un cetaceo irretito - perchè la balena era nervosa e preoccupata per suo figlio che, pur essendosi liberato dalla rete, rimaneva vicino e piangeva, appoggiandosi a lei e rischiando di incastrarsi una seconda volta".
Il collega De Faveri ha rischiato a sua volta di restare impigliato, e poi schiacciato tra il cetaceo e la barca, ma insieme i due italiani, dopo più di un'ora e mezza di lotta, sono riusciti a tagliare in due la rete e a fare uscire mamma balena dall'impiccio che l'avrebbe presto portata alla morte. Infatti il pericolo era quello di finire alla deriva insieme al dhow e di insabbiarsi. Non ci sarebbe stato più niente da fare. Invece, mentre due pescatori locali saltavano sul dorso dell'enorme cetaceo a mo' di "surfers" per tenerlo fermo il più possibile, i sub italiani continuvano imperterriti a tagliare la rete, sobbalzati più volte da sei metri di profondità alla superficie, dai movimenti della balena. "Il rischio - spiega De Faveri - era quello di prendere un colpo di coda che avrebbe potuto anche romperci l'osso del collo". Nel frattempo il cucciolo cercava affannosamente di attaccarsi alla mamma, fino a quando la rete viene aperta in due e la grande mamma balena riesce a sgusciare fuori, inabissandosi con il suo piccolo. Salvi e liberi, grazie al cuore, alla mano e al coraggio dell'uomo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento