sabato 31 gennaio 2009
LA MALINDI CHE SI RILASSA, ARRIVATO ANCHE l'EX CT DELLA NAZIONALE DI CALCIO ROBERTO DONADONI
Anche gli sportivi, non solo gli amanti della vita mondana e i divi di cinema e televisione amano rilassarsi sulla costa keniota: dopo i piloti di Formula Uno Fernando Alonso e Giancarlo Fisichella, dopo Francesco Totti (tornato a tempo record in campo grazie anche alla "cura" di Diani) e l'ex allenatore del Bologna Daniele Arrigoni, è ora la volta del Commissario Tecnico della Nazionale Italiana agli ultimi europei di calcio e indimenticata mezzala del Milan e della Nazionale stessa, Roberto Donadoni. In vacanza a Malindi, è quasi scontato che lo vedremo sul campo da golf di Kilimandogo, visto che è un appassionato delle 18 buche ed un ottimo giocatore a livello italiano.
venerdì 30 gennaio 2009
E' USCITO OUT OF ITALY, IL PERIODICO DI CHI VIVE E CAPISCE L'AFRICA DA ITALIANO
Per rimanere in temi cari a questi giorni, quello di Out of Italy non è stato un parto facile. Esce ora il primo numero dell'anno nuovo dei "periodico di opinione e informazione indipendente per le comunità italiane in Africa" diretto da Franco Nofori e che si avvale di un pool di volontari conoscitori dell'Africa e dei suoi paradossi. Il numero appena uscito affronta temi caldi e d'attualità come la piaga della pedofilia, ancestrale e dalle molteplici diramazioni in Africa. Viene presentata la campagna "Malindi protegge i bambini" ma si va anche a scavare sulle ragioni e sui cambiamenti. Si parla poi di corruzione, un tema di scottante attualità soprattutto in Kenya, e di calunnie e soprusi, come quelli perpetrati per anni dal presidente-criminale del Sudan Omar Hassan. Si parla poi di Obama e del cambiamento, e della crisi economica. "Out of Italy" viene letto ogni anno da ventimila persone ed è uno di quei piccoli miracoli, tra tante intemperie e disomogeinità, che ci fanno sentire orgogliosi che esista una comunità italiana in Kenya. Proprio su questa linea è l'augurio del direttore per il 2009: "...Vogliamo dimostrare che rinunceremo ad accapigliarci tra noi, cancellando la vergogna di offrire la nostra biancheria sporca ai loro sguardi corrotti che infliggono all'intera comunità italiana l'umiliazione dei loro lazzi e dei loro denigranti giudizi? Questo è l'accorato e affettuoso augurio che vogliamo rivolgere ai nostri lettori: restiamo uniti e non rassegnamoci al sopruso. Migliaia di voci sono anche più forti del tuono".
giovedì 29 gennaio 2009
E' NATA AGATA ZENA, FIGLIA DEL DIRETTORE DI MALINDIKENYA FREDDIE DEL CURATOLO
Ecco Agata Zena Del Curatolo, neonata residente malindina, figlia del direttore di Malindikenya.net Freddie e di sua moglie Miky. Con la sua nascita, la prima del 2009, la "colonia" di bimbi italiani nati in Kenya si allarga ulteriormente. Negli ultimi mesi sono stati cinque i neonati "malindini" venuti al mondo tra Mombasa (Cassandra e Vincenzo gli ultimi in ordine di tempo), l'Italia e Malindi. Così come accadde undici-dodici anni fa, il nuovo "baby boom" sembra fare proseliti. Attendiamo il prossimo!
mercoledì 28 gennaio 2009
PILOTA RIPARTE DA MALINDI SENZA SCARICARE I BAGLI DEI TURISTI: FERMATO IN TEMPO
Chissà che impegni inderogabili aveva il comandante del Fokker della compagnia 540 che ieri faceva tappa da Mombasa a Malindi, per poi tornare indietro. Dopo aver trasportato quattro turisti italiani e averli "scaricati" a Malindi, il pilota del velivolo della linea di charter interni del Kenya, ha pensato di fare dietrofront e imboccare subito la pista di decollo, senza far prendere i bagagli agli inservienti e senza caricare il solo cliente diretto a Mombasa. Avvertito immediatamente via radio, il comandante avrebbe risposto che non aveva intenzione di fermarsi. Poi, compreso il problema dei bagagli, l'aereo ha subito una brusca frenata, le valige sono tornate ai legittimi proprietari e l'unico passeggero diretto a Mombasa, con qualche patema, è salito a bordo./Chissà che impegni inderogabili aveva il comandante del Fokker della compagnia 540 che ieri faceva tappa da Mombasa a Malindi, per poi tornare indietro. Dopo aver trasportato quattro turisti italiani e averli "scaricati" a Malindi, il pilota del velivolo della linea di charter interni del Kenya, ha pensato di fare dietrofront e imboccare subito la pista di decollo, senza far prendere i bagagli agli inservienti e senza caricare il solo cliente diretto a Mombasa. Avvertito immediatamente via radio, il comandante avrebbe risposto che non aveva intenzione di fermarsi. Poi, compreso il problema dei bagagli, l'aereo ha subito una brusca frenata, le valige sono tornate ai legittimi proprietari e l'unico passeggero diretto a Mombasa, con qualche patema, è salito a bordo.
martedì 27 gennaio 2009
GREGORACI: IL MAL D'AFRICA E LA MALINDI DI LADY BRIATORE SU "DIVA DONNA"
"Stare a Malindi mi da sensazioni di pace e tranquillità, così lontane dalla vita frenetica a cui sono abituata. Appena arrivi qui hai una sensazione di totale libertà. E' un'esperienza rigenerante a tutti gli effetti. E' bello sapere che esiste un posto così e che posso tornarci ogni volta che ne sento la necessità".
Come non condividere queste parole, che quasi tutti coloro che frequentano il Kenya si sono ritrovati a pensare. Queste in particolare arrivano da Elisabetta Gregoraci e sono sull'ultimo numero del settimanale "Diva Donna". Un ampio servizio dedicato alla vacanza natalizia dei coniugi Briatore, con fotografie dedicate particolarmente alla bellezza mediterranea della Gregoraci ma anche alle iniziative di solidarietà della coppia, volte specialmente ad aiutare la comunità di Mayungu (40 famiglie, 170 persone). A parte i tentativi di divagare della giornalista autrice del servizio, la signora Briatore si sofferma molto sul rapporto con il Kenya, sulla magia dei tramonti, delle passeggiate in spiaggia la mattina presto, sul relax agli isolotti del parco marino, sui sorrisi dei bambini che la chiamano per nome e sull'operazione di solidarietà che porta avanti "perchè è impossibile chiudere gli occhi". Certo, è lei stessa a definirla "una goccia nel mare", qualcuno direbbe nel mare di milioni in cui il marito naviga, ma è un'azione costante ed esemplare. Elisabetta trova anche il modo di elogiare lo staff di "Lion in the sun", compreso il "mitico Pierino, medico che da dieci anni è responsabile di tutte le attività di Flavio in Africa e che ha deciso di trasferirsi qui proprio perchè affascinato dalla sincerità e dalla gratuità dei sorrisi della gente...". Personaggi egocentrici, abituati ai flash e alle prime pagine, alla mondanità e alle riviste patinate, ma di certo ottimi testimonial di quanto di buono può offrire Malindi e il Kenya.
Come non condividere queste parole, che quasi tutti coloro che frequentano il Kenya si sono ritrovati a pensare. Queste in particolare arrivano da Elisabetta Gregoraci e sono sull'ultimo numero del settimanale "Diva Donna". Un ampio servizio dedicato alla vacanza natalizia dei coniugi Briatore, con fotografie dedicate particolarmente alla bellezza mediterranea della Gregoraci ma anche alle iniziative di solidarietà della coppia, volte specialmente ad aiutare la comunità di Mayungu (40 famiglie, 170 persone). A parte i tentativi di divagare della giornalista autrice del servizio, la signora Briatore si sofferma molto sul rapporto con il Kenya, sulla magia dei tramonti, delle passeggiate in spiaggia la mattina presto, sul relax agli isolotti del parco marino, sui sorrisi dei bambini che la chiamano per nome e sull'operazione di solidarietà che porta avanti "perchè è impossibile chiudere gli occhi". Certo, è lei stessa a definirla "una goccia nel mare", qualcuno direbbe nel mare di milioni in cui il marito naviga, ma è un'azione costante ed esemplare. Elisabetta trova anche il modo di elogiare lo staff di "Lion in the sun", compreso il "mitico Pierino, medico che da dieci anni è responsabile di tutte le attività di Flavio in Africa e che ha deciso di trasferirsi qui proprio perchè affascinato dalla sincerità e dalla gratuità dei sorrisi della gente...". Personaggi egocentrici, abituati ai flash e alle prime pagine, alla mondanità e alle riviste patinate, ma di certo ottimi testimonial di quanto di buono può offrire Malindi e il Kenya.
lunedì 26 gennaio 2009
NEGRITA: LA CANZONE IN SWAHILI NATA DOPO UN VIAGGIO DI SOLIDARIETA' IN KENYA
"Karibu jambo bwana leo jua kali sana, asante sana jicho asante sana kesho hapana jua kali sana". Questo ritornello, sopra una musica rock orecchiabile, impazza da qualche tempo nelle radio italiane. E' la canzone "Radio Conga" del gruppo italiano Negrita, uno dei più apprezzati dai giovani. Il testo in realtà non dice un granchè (Benvenuto, ciao signore oggi il sole è forte, grazie molte, occhio, grazie domani il sole non picchierà".
Ma la canzone ha un senso ben più profondo di questo ritornello musicale, perchè è solo il risvolto artistico di un'esperienza che ha visto il cantante e leader della formazione toscana, Paolo Bruni (in arte Pau) nella regione keniana del Kajiado, al confine tra Kenya e Tanzania, dove il bisogno d'acqua negli ultimi anni si è fatto disperato. Il progetto "Diamo da bere ha chi ha veramente sete" è stato coordinato da Amref Italia e dal musicista milanese e creatore di Rock Tv Mario Riso, che tempo fa ha radunato una serie di artisti e gruppi emergenti italiani nel progetto "Rezophonic", registrando un disco i cui ricavati sarebbero andati ad Amref per la costruzione dei primi dieci pozzi nella regione del Kenya. Riso si è recato più volte in Kenya ed ha ormai il Mal d'Africa.
“Il viaggio di Mario Riso in Kenya con la Nazionale Artisti Tv ha avvicinato l’Africa al mondo della musica alternativa italiana - si legge sul sito ufficiale - Rezophonic dimostra come la spontaneità e l’amicizia di questi artisti sia stata in grado di dare vita a un progetto concreto e finalizzato alla realizzazione di un preciso obiettivo”. L'obbiettivo è quello per cui Amref sta operando in Kenya da tanti anni, grazie al lavoro del responsabile del settore acqua Icio de Romedis.
Riso è nuovamente tornato in Kenya accompagnato proprio da Pau dei Negrita, dal trombettista Roy Paci e da Danilo dei Negramaro, per "controllare" la fine dei lavori del decimo pozzo d’acqua. E' stato durante questo viaggio di solidarietà che il leader del gruppo rock aretino che prende il nome da una canzone dei Rolling Stones (Hey Negrita) ha scritto la canzone Radio Conga, che è contenuta nell'ultimo album della band, dal titolo "Helldorado". Ma l'iniziativa di Riso ha avuto anche altre adesioni, infatti
al progetto Rezophonic hanno partecipato anche Lacuna Coil, Linea 77, Verdena, Joxemi degli Ska-P, Extrema, Olly degli Shandon, PFM, Deasonika, L’Aura, Malfunk, Morgan e Andy dei Bluvertigo, Le Vibrazioni, Saturnino e molti altri.
Ma la canzone ha un senso ben più profondo di questo ritornello musicale, perchè è solo il risvolto artistico di un'esperienza che ha visto il cantante e leader della formazione toscana, Paolo Bruni (in arte Pau) nella regione keniana del Kajiado, al confine tra Kenya e Tanzania, dove il bisogno d'acqua negli ultimi anni si è fatto disperato. Il progetto "Diamo da bere ha chi ha veramente sete" è stato coordinato da Amref Italia e dal musicista milanese e creatore di Rock Tv Mario Riso, che tempo fa ha radunato una serie di artisti e gruppi emergenti italiani nel progetto "Rezophonic", registrando un disco i cui ricavati sarebbero andati ad Amref per la costruzione dei primi dieci pozzi nella regione del Kenya. Riso si è recato più volte in Kenya ed ha ormai il Mal d'Africa.
“Il viaggio di Mario Riso in Kenya con la Nazionale Artisti Tv ha avvicinato l’Africa al mondo della musica alternativa italiana - si legge sul sito ufficiale - Rezophonic dimostra come la spontaneità e l’amicizia di questi artisti sia stata in grado di dare vita a un progetto concreto e finalizzato alla realizzazione di un preciso obiettivo”. L'obbiettivo è quello per cui Amref sta operando in Kenya da tanti anni, grazie al lavoro del responsabile del settore acqua Icio de Romedis.
Riso è nuovamente tornato in Kenya accompagnato proprio da Pau dei Negrita, dal trombettista Roy Paci e da Danilo dei Negramaro, per "controllare" la fine dei lavori del decimo pozzo d’acqua. E' stato durante questo viaggio di solidarietà che il leader del gruppo rock aretino che prende il nome da una canzone dei Rolling Stones (Hey Negrita) ha scritto la canzone Radio Conga, che è contenuta nell'ultimo album della band, dal titolo "Helldorado". Ma l'iniziativa di Riso ha avuto anche altre adesioni, infatti
al progetto Rezophonic hanno partecipato anche Lacuna Coil, Linea 77, Verdena, Joxemi degli Ska-P, Extrema, Olly degli Shandon, PFM, Deasonika, L’Aura, Malfunk, Morgan e Andy dei Bluvertigo, Le Vibrazioni, Saturnino e molti altri.
domenica 25 gennaio 2009
PARCO MARINO DI MALINDI E WATAMU: OLTRE ALLA BEFFA DELL'AUMENTO, IL DANNO DELLA PESCA ILLEGALE
Parco Marino: le barche per turisti pagano di più, ma la pesca illegale prolifera. Il lungo braccio di ferro tra la cooperativa dei “barcaroli” del parco e riserva marina di Malindi e Watamu si è praticamente concluso in un nulla di fatto. Chi vuole uscire paga ben 11 euro a turista (aumento superiore al 50%) e il Kenya Wildlife Service è vigile e pronto a multare chi prova ad aggirare il pagamento del ticket. Ma, a quanto pare, non ha il polso altrettanto fermo contro la pesca di frodo con le reti illegali, le cosiddette “ring net”, un tipo di reti vietate in kenya come ormai in tutto il mondo, in grado di rovinare i fondali e la barriera corallina.
Proprio ieri è stata avvistata un’imbarcazione di pescatori che usavano questo tipo di reti all’interno del parco marino, alla faccia delle autorità e a pochi metri dai turisti che facevano le immersioni.
Angelo De Faveri, diver professionista, è sconcertato da quello che ha visto e che ha fotografato ieri per noi. “Io pago di buon grado il biglietto – spiega De Faveri – addirittura per accedere alla riserva marina che parco non è, anzi lo sto pagando maggiorato, ma trovo bizzarro ed increscioso che i turisti, nel mio caso subacquei, che pagano ben 11 euro per guardare i pesci, sono costretti a guardare anche i pescatori professionisti, muniti di mezzi non tradizionali di pesca”. Nella foto si possono notare le bombole a poppa della barca, e le famigerate “ring net”.
“Tutto questo è successo a soli cinquanta metri dal punto di immersione - prosegue De Faveri - e dalla foto si può notare anche quanto la barca fosse vicina alla riva, ferma e non in movimento. Stavano tirando su le reti, e le persone che erano con noi hanno dovuto assistere alla pesca dei pesci tropicali che noi durante il briefing pre-immersione proibiamo di disturbare e toccare, così come d'altronde pubblicizza e richiede il KWS”.
Insomma, sarebbe come se i turisti nei parchi nazionali, dopo avere pagato per vedere gli animali e assistere allo spettacolo della fauna selvaggia e libera nel suo habitat naturale, dovessero assistere o venire a conoscenza di mattanze di animali, il tutto in modo illegale e sotto gli occhi del KWS che un attimo prima ha staccato i biglietti ai turisti stessi. I metodi di pesca tollerati dalle leggi del Kenya nella riserva marina sono esclusivamente quelli di tipo tradizonale, ovvero con lenze e canoe, e dunque non certo barconi di trenta persone impegnate con attrezzature subacquee e reti illegali. De Faveri, come oggi farà l’Associazione Turistica di Malindi e Watamu, ha già inoltrato ogni tipo di protesta ufficiale al KWS, che per quanto riguarda i parchi nazionali in savana non dimostra di essere tenero con i bracconieri (cinquanta arresti nei mesi scorsi per la tratta dei leopardi e un cacciatore colto in flagrante e ucciso due giorni fa). “Non riesco a spiegarmi come mai ciò che avviene sotto al mare non venga protetto in maniera adeguata – conclude De Faveri - anche e soprattutto in vista di aumenti del cinquanta per cento degli ingressi al parco marino e per di più estesi anche a zone che parco non sono”
Proprio ieri è stata avvistata un’imbarcazione di pescatori che usavano questo tipo di reti all’interno del parco marino, alla faccia delle autorità e a pochi metri dai turisti che facevano le immersioni.
Angelo De Faveri, diver professionista, è sconcertato da quello che ha visto e che ha fotografato ieri per noi. “Io pago di buon grado il biglietto – spiega De Faveri – addirittura per accedere alla riserva marina che parco non è, anzi lo sto pagando maggiorato, ma trovo bizzarro ed increscioso che i turisti, nel mio caso subacquei, che pagano ben 11 euro per guardare i pesci, sono costretti a guardare anche i pescatori professionisti, muniti di mezzi non tradizionali di pesca”. Nella foto si possono notare le bombole a poppa della barca, e le famigerate “ring net”.
“Tutto questo è successo a soli cinquanta metri dal punto di immersione - prosegue De Faveri - e dalla foto si può notare anche quanto la barca fosse vicina alla riva, ferma e non in movimento. Stavano tirando su le reti, e le persone che erano con noi hanno dovuto assistere alla pesca dei pesci tropicali che noi durante il briefing pre-immersione proibiamo di disturbare e toccare, così come d'altronde pubblicizza e richiede il KWS”.
Insomma, sarebbe come se i turisti nei parchi nazionali, dopo avere pagato per vedere gli animali e assistere allo spettacolo della fauna selvaggia e libera nel suo habitat naturale, dovessero assistere o venire a conoscenza di mattanze di animali, il tutto in modo illegale e sotto gli occhi del KWS che un attimo prima ha staccato i biglietti ai turisti stessi. I metodi di pesca tollerati dalle leggi del Kenya nella riserva marina sono esclusivamente quelli di tipo tradizonale, ovvero con lenze e canoe, e dunque non certo barconi di trenta persone impegnate con attrezzature subacquee e reti illegali. De Faveri, come oggi farà l’Associazione Turistica di Malindi e Watamu, ha già inoltrato ogni tipo di protesta ufficiale al KWS, che per quanto riguarda i parchi nazionali in savana non dimostra di essere tenero con i bracconieri (cinquanta arresti nei mesi scorsi per la tratta dei leopardi e un cacciatore colto in flagrante e ucciso due giorni fa). “Non riesco a spiegarmi come mai ciò che avviene sotto al mare non venga protetto in maniera adeguata – conclude De Faveri - anche e soprattutto in vista di aumenti del cinquanta per cento degli ingressi al parco marino e per di più estesi anche a zone che parco non sono”
sabato 24 gennaio 2009
IL KENYA SI LANCIA SULL'ENERGIA EOLICA, POSSIBILE ANCHE A MALINDI?
Via libera del Governo all'energia eolica in Kenya, anche a Malindi ora teoricamente si può pensare all'energia alternativa più gettonata ultimamente, anche se per ora la licenza è stata data a una sola impresa. Ma il pensiero di non dipendere più dalla Kenya Power and Lightning da solo autorizza a un sorriso di speranza. Vediamo come stanno le cose, riportando un servizio dell'agenzia Greenreport.it
La Lake Turkana Wind Power (Ltwp), un´impresa del Kenya, prevede di produrre 300 MW di energia elettrica entro il 2012, utilizzando il vento che spira forte nel nord del paese dell´Africa orientale. Il direttore di Turkana Wind Power, Chris Staubo, ha detto alla Reuters, che dopo 4 anni sono praticamente terminati gli studi per produrre energie eolica nella inospitale regione del lago Turkana e che «La piena produzione avverrà nel giugno 2012, ma la produzione dovrebbe essere avviata nel mese di giugno 2011». Una volta completato, il progetto potrebbe soddisfare circa un quarto della domanda totale di energia del Kenya, che è di circa 1.200 MW, solo leggermente al di sotto della capacità installata. Il governo di Nairobi è fortemente impegnato nello sviluppo di fonti energetiche "verdi", come l´eolico e la geotermia, per soddisfare la domanda di energia che sta crescendo dell´8% all´anno.Secondo Staubo il progetto costerà in totale 760 milioni di dollari e la African development bank ci metterà un finanziamento del 30%, il restante 70% verrà da banche keniote, da banche di investimento sudafricane, medio-orientali e statunitensi. Il progetto è impressionante: 360 turbine eoliche da 850 kw l´una, sarà realizzato dalla danese Vestas Wind System che provvederà a collegare immediatamente ogni pala eolica appena installata alla linea di trasmissione che in 426 km che collegherà il sito di Loiyangalani a Suswa nel sud-ovest del Kenya, per poi immettere l´energia elettrica eolica nella rete nazionale. Il problema è che la rete elettrica kenyota andrà adeguata, perché attualmente non è in grado di sopportare questa immissione di energia. Per ora è la Kenya Electricity Generating Company a produrre la maggior parte dell´energia elettrica utilizzata in Africa orientale, sfruttando l´idroelettrico e la geotermia. L´eolico in Kenya sembra attirare molte attenzioni: altre società stanno valutando la redditività della produzione di energia eolica sulle Ngong Hills, alla periferia di Nairobi e a Kinangop nel Kenya centrale, anche se il governo fino ad ora ha dato concessioni solo alla Lake Turkana Wind Power. Una curiosità, il desolato sito di Loiyangalani nel 2005 ha fatto da set cinematografico per "The Constant Gardner", il film basato tratto dal racconto di John le Carre.
La Lake Turkana Wind Power (Ltwp), un´impresa del Kenya, prevede di produrre 300 MW di energia elettrica entro il 2012, utilizzando il vento che spira forte nel nord del paese dell´Africa orientale. Il direttore di Turkana Wind Power, Chris Staubo, ha detto alla Reuters, che dopo 4 anni sono praticamente terminati gli studi per produrre energie eolica nella inospitale regione del lago Turkana e che «La piena produzione avverrà nel giugno 2012, ma la produzione dovrebbe essere avviata nel mese di giugno 2011». Una volta completato, il progetto potrebbe soddisfare circa un quarto della domanda totale di energia del Kenya, che è di circa 1.200 MW, solo leggermente al di sotto della capacità installata. Il governo di Nairobi è fortemente impegnato nello sviluppo di fonti energetiche "verdi", come l´eolico e la geotermia, per soddisfare la domanda di energia che sta crescendo dell´8% all´anno.Secondo Staubo il progetto costerà in totale 760 milioni di dollari e la African development bank ci metterà un finanziamento del 30%, il restante 70% verrà da banche keniote, da banche di investimento sudafricane, medio-orientali e statunitensi. Il progetto è impressionante: 360 turbine eoliche da 850 kw l´una, sarà realizzato dalla danese Vestas Wind System che provvederà a collegare immediatamente ogni pala eolica appena installata alla linea di trasmissione che in 426 km che collegherà il sito di Loiyangalani a Suswa nel sud-ovest del Kenya, per poi immettere l´energia elettrica eolica nella rete nazionale. Il problema è che la rete elettrica kenyota andrà adeguata, perché attualmente non è in grado di sopportare questa immissione di energia. Per ora è la Kenya Electricity Generating Company a produrre la maggior parte dell´energia elettrica utilizzata in Africa orientale, sfruttando l´idroelettrico e la geotermia. L´eolico in Kenya sembra attirare molte attenzioni: altre società stanno valutando la redditività della produzione di energia eolica sulle Ngong Hills, alla periferia di Nairobi e a Kinangop nel Kenya centrale, anche se il governo fino ad ora ha dato concessioni solo alla Lake Turkana Wind Power. Una curiosità, il desolato sito di Loiyangalani nel 2005 ha fatto da set cinematografico per "The Constant Gardner", il film basato tratto dal racconto di John le Carre.
giovedì 22 gennaio 2009
NATIVO ONLUS E MONTERENZIO (BOLOGNA) AIUTANO QUATTROCENTO BIMBI DI WATAMU
Monterenzio per Watamu, ecco un'altra bella iniziativa degli italiani per i bambini del Kenya.
Quest'anno, grazie alla generosità della pubblica assistenza di un intero comune del Bolognese e all'opera della Onlus Nativo, che da anni assiste e aiuta i bambini di Watamu, quattrocento bambini del villaggio costiero avranno accesso gratuito all'assistenza medica. L'operazione ha avuto il suo apice con la raccolta di fondi organizzata da Nativo Onlus durante una festa con la Pubblica Assistenza di Monterenzio. Grazie ai 70 volontari dell'associazione del paese in provincia di Bologna e ai simpatizzanti, Nativo Onlus ha potuto raccogliere fondi destinati al suo progetto pediatrico.
Il 2009 per i bambini di Watamu assistiti da Nativo è iniziato benissimo, con una festa di buon anno lo scorso 4 gennaio, in cui l'assistenza agli alunni ha aggiunto sette nuovi bambini. Così sono 53 i ragazzi, con parecchie soddisfazioni: il piccolo Baraka ad esempio ha superato gli esami delle primarie con il miglior risultato della scuola e tra qualche giorno, a febbraio, inizierà le scuole secondarie. Procede anche il progetto di sartoria, con il negozio "Kids alive tayloring" che riesce già ad autogestirsi. Il politecnico di Gede vede due ragazzi di Nativo iscritti: Emmanuel al corso di falegname e Amani a quello di elettricista. Nel nuovo anno Nativo proseguirà con i progetti di microcredito e aiuterà Cisp e Associazione Turistica Malindi Watamu nella divulgazione della campagna "Malindi protegge i bambini". Auguri, Nativo e grazie Monterenzio.
Quest'anno, grazie alla generosità della pubblica assistenza di un intero comune del Bolognese e all'opera della Onlus Nativo, che da anni assiste e aiuta i bambini di Watamu, quattrocento bambini del villaggio costiero avranno accesso gratuito all'assistenza medica. L'operazione ha avuto il suo apice con la raccolta di fondi organizzata da Nativo Onlus durante una festa con la Pubblica Assistenza di Monterenzio. Grazie ai 70 volontari dell'associazione del paese in provincia di Bologna e ai simpatizzanti, Nativo Onlus ha potuto raccogliere fondi destinati al suo progetto pediatrico.
Il 2009 per i bambini di Watamu assistiti da Nativo è iniziato benissimo, con una festa di buon anno lo scorso 4 gennaio, in cui l'assistenza agli alunni ha aggiunto sette nuovi bambini. Così sono 53 i ragazzi, con parecchie soddisfazioni: il piccolo Baraka ad esempio ha superato gli esami delle primarie con il miglior risultato della scuola e tra qualche giorno, a febbraio, inizierà le scuole secondarie. Procede anche il progetto di sartoria, con il negozio "Kids alive tayloring" che riesce già ad autogestirsi. Il politecnico di Gede vede due ragazzi di Nativo iscritti: Emmanuel al corso di falegname e Amani a quello di elettricista. Nel nuovo anno Nativo proseguirà con i progetti di microcredito e aiuterà Cisp e Associazione Turistica Malindi Watamu nella divulgazione della campagna "Malindi protegge i bambini". Auguri, Nativo e grazie Monterenzio.
mercoledì 21 gennaio 2009
"MALINDI PROTEGGE I BAMBINI": INIZIA IL TRAINING A INSEGNANTI E COMUNITA' LOCALI
E' uno degli obiettivi primari della campagna contro gli abusi sessuali nei confronti dei minori che Cisp e Associazione Turistica di Malindi e Watamu, sotto l'egida dell'Unicef, hanno approntato per educare e sensibilizzare la popolazione locale a quello che a ragione si può ritenere uno dei grandi tabù dell'Africa e, numeri alla mano, anche del Kenya. Così i frutti degli studi accurati del Cisp di Malindi si sono concretizzati proprio ieri, con l'inizio degli incontri illustrativi della campagna e delle problematiche a riguardo, con gli insegnanti del distretto di Magarini e con le donne delle comunità di Misufini, nell'entroterra di Malindi. Al Catholic Institute di Malindi sono stati invitati gli insegnanti delle scuole elementari di Magarini, Pumwani, Kaembeni, Marikebuni e Bomani, insieme con due Community Bases Organizations, gruppi autogestiti al femminile, il Tuzo e il MaWoNe. Questo primo workshop durerà tutta la settimana, ma ieri gli insegnanti sono stati "precettati" dal loro sindacato. In questi giorni, infatti, come potete leggere nell'articolo a fondo pagina, è in corso uno sciopero nazionale dei maestri elementari che si preannuncia molto duro, oggi infatti è il terzo giorno di lezioni saltate e il Governo non sembra voler ascoltare le richieste del KNUT, il sindacato di categoria, appunto. Questo ha un po' scombussolato i piani iniziali del Cisp, ma ci saà modo di recuperare, anche perchè l'operazione di training di questi "educational" andrà avanti fino alla fine di aprile. Altre iniziative della campagna "Malindi protegge i bambini" riguardanti anche il coinvolgimento del settore turistico, saranno invece presentate a partire dal prossimo mese.
martedì 20 gennaio 2009
GIURAMENTO DI OBAMA: FESTE ANCHE IN KENYA E A MALINDI PER IL PRESIDENTE AFRICANO
E' arrivato il grande giorno dell'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca. La notizia è di quelle epocali, perchè stiamo parlando di Barack Obama, il primo presidente di colore della storia americana, di padre keniota e capace di parole di speranza per il mondo intero. Se pensiamo che quarant'anni fa per le stesse parole Martin Luther King veniva assassinato e che ancora pochi anni fa nessuno avrebbe scommesso sulla sua candidatura, il giorno è storico.
Chiaramente oggi la storia appartiene anche un po' al Kenya, Paese che per molti versi è diametralmente opposto agli Stati Uniti.
Eppure Obama può essere d'insegnamento alla classe dirigente keniota, avvolta e sporcata più che mai dalla corruzione e dagli scandali, che fa spesso uso della democrazia per arricchirsi senza risolvere i tanti problemi che affliggono il Paese.
Allora oggi in Kenya ci sono due feste: quella ufficiale e governativa che vede una delegazione di ministri e sottosegretari, con parenti e concittadini del papà di Obama, che saranno a Washington provenienti da Kogelo, Lago Vittoria, e quella della gente comune che in Obama ripone le speranze che sono le stesse dei poveri di tutto il mondo. Celebrazioni a Kisumu, cov'è stata costruita una pseudo Casa Bianca di cartongesso, a Nairobi e a Mombasa. Anche a Malindi si festeggierà, in locali e per le strade, con manifestazioni pacifiche e spontanee e semplicemente indossando il tradizionale kanga creato per l'evento. Hongera Obama!
Chiaramente oggi la storia appartiene anche un po' al Kenya, Paese che per molti versi è diametralmente opposto agli Stati Uniti.
Eppure Obama può essere d'insegnamento alla classe dirigente keniota, avvolta e sporcata più che mai dalla corruzione e dagli scandali, che fa spesso uso della democrazia per arricchirsi senza risolvere i tanti problemi che affliggono il Paese.
Allora oggi in Kenya ci sono due feste: quella ufficiale e governativa che vede una delegazione di ministri e sottosegretari, con parenti e concittadini del papà di Obama, che saranno a Washington provenienti da Kogelo, Lago Vittoria, e quella della gente comune che in Obama ripone le speranze che sono le stesse dei poveri di tutto il mondo. Celebrazioni a Kisumu, cov'è stata costruita una pseudo Casa Bianca di cartongesso, a Nairobi e a Mombasa. Anche a Malindi si festeggierà, in locali e per le strade, con manifestazioni pacifiche e spontanee e semplicemente indossando il tradizionale kanga creato per l'evento. Hongera Obama!
lunedì 19 gennaio 2009
TORNEO DI PESCA DI MALINDI, IL VERO VINCITORE E' L'EQUIPAGGIO CHE HA SALVATO UNA BARCA DI NAUFRAGHI
Un torneo, due grandi vittorie: quella della barca che ha pescato di più e quello di un'altra imbarcazione che ha salvato dei naufraghi che si erano persi da tre giorni al largo di Watamu. Emozioni e gran cuore al "Casino Malindi Billfish Open Challenge" di pesca d'altura, che si è concluso ieri sera al Ristorante La Griglia, con la cena di gala e la premiazione degli equipaggi e di chi ha scommesso su di loro. Parlando di sport, il dominio assoluto è stato a vantaggio di "Tarka", il natante condotto dal navigato Callum Looman, eletto anche Top Skipper del torneo. Venticinque mila e seicento punti, contro i 24 mila e ottocento dei secondi classificati, Simba di Adam Ogden. Al terzo posto un'altra leggenda dei mari della costa keniota, Peter Ready con Seahorse. Ma il premio più importante della giornata è quello della solidarietà, di chi con tutta probabilità ha salvato alcune vite umane. Si tratta dell'equipaggio di "Dances with fish", condotta da Dave Weintraub e con a bordo anche l'italiano Michele Amadei. E' lui a raccontarci l'episodio. "Eravamo in alto mare e abbiamo intravisto, ancora più al largo, una barca locale alla deriva - illustra Amadei - avviocinandoci ci siamo accorti che avevano issato una maglietta su un palo per farsi notare. In effetti erano alla deriva da tre giorni, carichi di pesce ormai putrescente. Stavano spingendosi sempre più al largo e i precedenti tentativi di recuperarli erano falliti. Senza radiotrasmittenti, senza Gps, senza campo per il cellulari, rischiavano grosso. Li abbiamo legati alla nostra imbarcazione e trasportati a riva, perdendo mezza giornata di pesca e anche il torneo, ma contenti per aver avuto la fortuna e la possibilità di salvare quattro vite umane". Questo può capitare, quando si va per mare. Prendere magari soltanto un dorado ("la pesca questa volta non ci ha arriso - spiega l'organizzatrice Daniela Cellini - sembrava che la fauna ittica sapesse del torneo e si fosse nascosta, considerando che durante la settimana i sailfish abbondavano") ma tornare a casa con un premio inestimabile nel cuore.
sabato 17 gennaio 2009
SIGARETTA IN BOCCA ALL'AEROPORTO DI MOMBASA, RISPEDITO IN ITALIA TURISTA ITALIANO
La storia ha dell'incredibile e conferma una delle nostre priorità: la battaglia contro i malcostumi alla dogana aeroportuale di Mombasa. Questa mattina un turista italiano, C.F. milanese, 40 anni, appena sbarcato in Kenya con il volo charter Condor PE 5264 e diretto a Malindi, si sarebbe presentato con una sigaretta, spenta, in bocca, all'interno dell'aeroporto, al cospetto degli ufficiali dell'immigrazione. Di fronte alla richiesta degli agenti di togliersi la sigaretta di bocca, l'uomo avrebbe risposto che era spenta. Da qui la decisione allucinante non timbrare il passaporto all'italiano e di rimettere l'uomo, atteso da una vacanza al Blue Key di Malindi, sullo stesso volo con il quale era arrivato, rispedendolo a Francoforte. Per un problema che, solo in caso di offese a pubblico ufficiale, al massimo si sarebbe potuta risolvere in corte, l'ufficio immigrazione di Mombasa si è arrogato il diritto di non accettare sul suolo keniota un turista che aveva regolarmente pagato la sua vacanza, rimandandolo in Europa...per una sigaretta. "Questo caso conferma il malcostume e l'arroganza degli uffici doganali di Mombasa - afferma il Console di Malindi Roberto Macrì - ora speriamo che la nostra Ambasciata, a cui è stata riferita l'incresciosa vicenda, faccia qualcosa". Sconcertato anche il direttore del Malindi Key Group, Cristina Tura. "E' incredibile che per una sciocchezza del genere un nostro cliente non possa godere della sua vacanza nell'hotel che aveva prenotato - spiega - questo non è solo un danno economico, ma anche un grave danno di immagine per il turismo in Kenya". L'Associazione Turistica di Malindi e Watamu si è già mossa contattando il ministro del Turismo Najib Balala, già da tempo sensibilizzato sugli abusi di potere dell'immigrazione aeroportuale di Mombasa.
venerdì 16 gennaio 2009
KILIFI, DONNA "RUBA" UN BABBUINO MORTO ALLA SUA COMUNITA', INSEGUITA A COLPI DI PIETRE E NOCI DI COCCO
Una storia curiosa e sintomatica della vita nella costa keniota.
Ieri mattina, come riferisce il quotidiano Nation, una donna non più giovane, vicino Kilifi, è stata aggredita a colpi di noci di cocco e pietre, da un gruppo di una trentina di babbuini, ed è stata tratta in salvo da un uomo che è riuscito a metterli in fuga, permettendo alla “mama” di raggiungere la sua capanna.
Il motivo del contendere era un babbuino morto che la signora aveva raccolto dalla strada subito dopo un incidente con un pulmino e che voleva portare a casa con l'intenzione di cucinarlo. La storia di primo acchito può anche far sorridere, ma l’ostinazione della donna nel trattenere la sua “preda” ci fa capire quanto duri siano i tempi anche sulla costa, proprio nei giorni in cui i parlamentari eletti da queste parti hanno sollecitato Nairobi a spedire le confezioni di farina a prezzi scontati per aiutare le famiglie indigenti. Si calcola che un villaggio su tre, nel distretto di Kilifi, faccia fatica a dividersi un pasto al giorno a base di polenta, sugo di pomodoro e verdura.
Ecco come malindikenya.net ha immaginato la scena.
La signora Kadzo Ziro ne ha viste tante, nella sua vita. Avendo superato i cinquant’anni, a buon diritto può essere chiamata “mama mzee”, una donna saggia e navigata che ha tirato su un intero villaggio, a pochi chilometri da Kilifi. Questo però è un tempo strano, che Mama Kadzo fatica a capire: i nipoti arrivano al villaggio col telefonino ma negli ospedali non si trovano più le medicine a prezzi accessibili, suo figlio Kalume ha comperato una moto ma non ha la farina per la polenta da dare ai suoi figli. Tempi difficili, che a volte è meglio non capire. Così Mama Kadzo attraversa la grande strada provinciale, come tutti i giorni, per andare a fare gli spinaci nel campo, che sta nell’interno. Non fa a tempo a raggiungere la parte opposta della carreggiata che con la coda dell’occhio vede sopraggiungere un matatu.
E’ in quel momento che sente il botto.
Sulle prime trema, non vorrebbe voltarsi.
Ha paura che si tratti di un bimbo, di un nipote che l’ha seguita. Poi pensa alle sue tre caprette.
Niente di tutto questo. A terra, in una piccola pozza di sangue, c’è un babbuino. Proprio in mezzo alla strada.
Dall’altra parte è la sua famiglia a disperarsi. Sono in una decina, ma ne stanno sopraggiungendo altri. Chissà se soffrono come soffrirebbe una mamma, un padre, pensa Mama Kadzo. Chissà. Ma è un pensiero che la sfiora soltanto, perché subito si fa largo un’idea che arriva direttamente dalla bocca dello stomaco, dalla pentola semivuota della sera prima, dagli spinaci-sempre-gli-spinaci, dalle promesse non mantenute dai politici che erano venuti l’anno scorso a fare campagna elettorale proprio a due passi dal suo villaggio e se ne erano andati con grandi fuoristrada dai vetri scuri.
Con uno scatto degno di una gazzella, Mama Kadzo sfida la strada, raccoglie l’animale ancora tiepido e se lo mette sotto il braccio, facendo marcia indietro verso la capanna.
Oggi niente spinaci. Oggi è festa. Mungu Akubariki. Sempre sia lodato.
Ma i babbuini non la pensano così. Non c’è proprio niente da festeggiare, anzi, se potessimo gli faremmo un gran bel funerale. O al limite, se proprio non si trova di meglio in giro, ce lo mangeremmo noi. No, non è giusto!
Gli esemplari ora sono diventati una trentina e circondano Mama Kadzo.
Molla nostro fratello, sembrano voler dire.
Troppo tardi, sembra dire Mama Kadzo, digrignando i pochi denti che le sono rimasti. Ho già immaginato il sughetto. La scimmia va con le cipolle, non con l’aglio. E di contorno ci starebbero bene i fagioli, se ce ne fossero.
E’ mio, l’ho trovato io! Avete forse un documento che attesti che è vostro?
Ma i babbuini non ci sentono. Emettono urla acutissime, hanno gli occhi cattivi.
Alcuni sono già sulla palma e scaraventano all’indirizzo della donna grosse noci di cocco, altri hanno preso pietre dal ciglio della strada e gliele lanciano addosso.
La donna allora torna sull’asfalto. I babbuini hanno paura delle automobili, anch’io per la verità. Per un attimo però si tengono lontani. Così mama Kadzo si agita e riesce a fermare un pick-up che sopraggiunge. Lo guida un signore di Chumani, ben vestito. Parla il dialetto giriama, per fortuna.
Ne mette in fuga un po’ facendo due manovre con la macchina, poi tiene il motore acceso ed esce con il cric. Si sente quasi in un film di quelli trasmessi da Ktn. E’ contento di aver messo in casa la parabola satellitare, anche se adesso mangia la carne solo una volta alla settimana. Però, no, la scimmia proprio no. Comunque quando una donna chiede aiuto, si deve sempre accorrere.
Fatevi sotto se avete il coraggio.
I babbuini scappano e mama Kadzo, lanciando un’occhiata furtiva di ringraziamento come a dire “se passa di qua stasera, può assaggiare uno stufatino di scimmia”, sparisce nella boscaglia e raggiunge la sua capanna.
Oggi è festa.
Sia benedetto l’uomo.
Ieri mattina, come riferisce il quotidiano Nation, una donna non più giovane, vicino Kilifi, è stata aggredita a colpi di noci di cocco e pietre, da un gruppo di una trentina di babbuini, ed è stata tratta in salvo da un uomo che è riuscito a metterli in fuga, permettendo alla “mama” di raggiungere la sua capanna.
Il motivo del contendere era un babbuino morto che la signora aveva raccolto dalla strada subito dopo un incidente con un pulmino e che voleva portare a casa con l'intenzione di cucinarlo. La storia di primo acchito può anche far sorridere, ma l’ostinazione della donna nel trattenere la sua “preda” ci fa capire quanto duri siano i tempi anche sulla costa, proprio nei giorni in cui i parlamentari eletti da queste parti hanno sollecitato Nairobi a spedire le confezioni di farina a prezzi scontati per aiutare le famiglie indigenti. Si calcola che un villaggio su tre, nel distretto di Kilifi, faccia fatica a dividersi un pasto al giorno a base di polenta, sugo di pomodoro e verdura.
Ecco come malindikenya.net ha immaginato la scena.
La signora Kadzo Ziro ne ha viste tante, nella sua vita. Avendo superato i cinquant’anni, a buon diritto può essere chiamata “mama mzee”, una donna saggia e navigata che ha tirato su un intero villaggio, a pochi chilometri da Kilifi. Questo però è un tempo strano, che Mama Kadzo fatica a capire: i nipoti arrivano al villaggio col telefonino ma negli ospedali non si trovano più le medicine a prezzi accessibili, suo figlio Kalume ha comperato una moto ma non ha la farina per la polenta da dare ai suoi figli. Tempi difficili, che a volte è meglio non capire. Così Mama Kadzo attraversa la grande strada provinciale, come tutti i giorni, per andare a fare gli spinaci nel campo, che sta nell’interno. Non fa a tempo a raggiungere la parte opposta della carreggiata che con la coda dell’occhio vede sopraggiungere un matatu.
E’ in quel momento che sente il botto.
Sulle prime trema, non vorrebbe voltarsi.
Ha paura che si tratti di un bimbo, di un nipote che l’ha seguita. Poi pensa alle sue tre caprette.
Niente di tutto questo. A terra, in una piccola pozza di sangue, c’è un babbuino. Proprio in mezzo alla strada.
Dall’altra parte è la sua famiglia a disperarsi. Sono in una decina, ma ne stanno sopraggiungendo altri. Chissà se soffrono come soffrirebbe una mamma, un padre, pensa Mama Kadzo. Chissà. Ma è un pensiero che la sfiora soltanto, perché subito si fa largo un’idea che arriva direttamente dalla bocca dello stomaco, dalla pentola semivuota della sera prima, dagli spinaci-sempre-gli-spinaci, dalle promesse non mantenute dai politici che erano venuti l’anno scorso a fare campagna elettorale proprio a due passi dal suo villaggio e se ne erano andati con grandi fuoristrada dai vetri scuri.
Con uno scatto degno di una gazzella, Mama Kadzo sfida la strada, raccoglie l’animale ancora tiepido e se lo mette sotto il braccio, facendo marcia indietro verso la capanna.
Oggi niente spinaci. Oggi è festa. Mungu Akubariki. Sempre sia lodato.
Ma i babbuini non la pensano così. Non c’è proprio niente da festeggiare, anzi, se potessimo gli faremmo un gran bel funerale. O al limite, se proprio non si trova di meglio in giro, ce lo mangeremmo noi. No, non è giusto!
Gli esemplari ora sono diventati una trentina e circondano Mama Kadzo.
Molla nostro fratello, sembrano voler dire.
Troppo tardi, sembra dire Mama Kadzo, digrignando i pochi denti che le sono rimasti. Ho già immaginato il sughetto. La scimmia va con le cipolle, non con l’aglio. E di contorno ci starebbero bene i fagioli, se ce ne fossero.
E’ mio, l’ho trovato io! Avete forse un documento che attesti che è vostro?
Ma i babbuini non ci sentono. Emettono urla acutissime, hanno gli occhi cattivi.
Alcuni sono già sulla palma e scaraventano all’indirizzo della donna grosse noci di cocco, altri hanno preso pietre dal ciglio della strada e gliele lanciano addosso.
La donna allora torna sull’asfalto. I babbuini hanno paura delle automobili, anch’io per la verità. Per un attimo però si tengono lontani. Così mama Kadzo si agita e riesce a fermare un pick-up che sopraggiunge. Lo guida un signore di Chumani, ben vestito. Parla il dialetto giriama, per fortuna.
Ne mette in fuga un po’ facendo due manovre con la macchina, poi tiene il motore acceso ed esce con il cric. Si sente quasi in un film di quelli trasmessi da Ktn. E’ contento di aver messo in casa la parabola satellitare, anche se adesso mangia la carne solo una volta alla settimana. Però, no, la scimmia proprio no. Comunque quando una donna chiede aiuto, si deve sempre accorrere.
Fatevi sotto se avete il coraggio.
I babbuini scappano e mama Kadzo, lanciando un’occhiata furtiva di ringraziamento come a dire “se passa di qua stasera, può assaggiare uno stufatino di scimmia”, sparisce nella boscaglia e raggiunge la sua capanna.
Oggi è festa.
Sia benedetto l’uomo.
mercoledì 14 gennaio 2009
PRONTE LE PRIME AULE DELLA "SCUOLA ITALIANA" DI PUMWANI, ALL'INTERNO DI MALINDI
Ecco un altro progetto che diventa realtà a Pumwani, sotto l'egida del "Comitato Gaia", ovvero Adriano e Giovanna Ghirardello, i coniugi lombardi di cui anche la stampa italiana si sta interessando. Il loro impregno a Pumwani, venti chilometri nell'interno di Mambrui, è ormai leggenda: da un orfanotrofio (Pumwani Children Home, 40 bambini ospitati), sono passati a colture, programmi di autosostentamento, piantagioni di Jatropha, la pianta da cui si ricava combustibile, più una serie di iniziative per la popolazione locale, come quella di insegnare loro a fabbricare i mattoni con gli strumenti appositi. Ora la scuola elementare, proprio di fronte all'orfanotrofio. Giaceva in condizioni pietose, una baracca di fango e legno messa molto male. La solita buona volontà, qualche donazione e via al restauro. Dopo solo un paio di mesi le prime cinque aule sono già pronte. E chiaramente, si va avanti.
martedì 13 gennaio 2009
SABATO E DOMENICA TORNEO DI PESCA D'ALTURA ORGANIZZATO DAL CASINO MALINDI
L'attesa è grande per i patiti della pesca d'altura e specialmente della pesca al sailfish, il pesce vela di cui l'oceano indiano al largo di Malindi e Watamu abbonda. Sabato 17 gennaio si apre il torneo di pesca "Casino Malindi Billfish Open Challenge", presentato come il torneo keniota più divertente e appassionante. C'è ancora tempo in questi giorni per iscriversi ovvero trovare un equipaggio pronto ad arruolare chi si presentasse da solo. Per farlo o avere altre informazioni basta chiamare il numero di telefono dell'ufficio eventi del Casino, 042/30886.
Intanto gli equipaggi locali, quelli inglesi soprattutto, hanno già lanciato la sfida per la competizione che salperà sabato prossimo da Watamu. L'inaugurazione del torneo avverrà al sushi bar del ristorante La Griglia venerdì 16 gennaio alle 19.30 con un cocktail e un'asta. Poi la mattina successiva, a partire dalle 6, via alla competizione, i cui risultati parziali si inizieranno a valutare sabato sera durante la cena a buffet al Ristorante La Griglia. La giornata campale, come sempre, sarà domenica, con la seconda sessione di pesca, dalle 6 alle 16, e la cena finale con la premiazione (ingresso Kshs. 5000 comprensivo di dinghy fees e maglietta commemorativa).
Il "Casino Malindi Billfish Open Challenge" è un'occasione imperdibile per gli appassionati, con la possibilità di noleggiare le imbarcazioni e le attrezzature (chiamando Peter Darnborough 0722/734788 o Callum Looman 0722/282573). Per chi arrivasse da fuori Malindi, invece, ci sono interessanti offerte di pernottamento per chi è iscritto al torneo da parte di Coral Key e Driftwood a Malindi e di Ocean Sport Beach Club per quanto riguarda Watamu.
Intanto gli equipaggi locali, quelli inglesi soprattutto, hanno già lanciato la sfida per la competizione che salperà sabato prossimo da Watamu. L'inaugurazione del torneo avverrà al sushi bar del ristorante La Griglia venerdì 16 gennaio alle 19.30 con un cocktail e un'asta. Poi la mattina successiva, a partire dalle 6, via alla competizione, i cui risultati parziali si inizieranno a valutare sabato sera durante la cena a buffet al Ristorante La Griglia. La giornata campale, come sempre, sarà domenica, con la seconda sessione di pesca, dalle 6 alle 16, e la cena finale con la premiazione (ingresso Kshs. 5000 comprensivo di dinghy fees e maglietta commemorativa).
Il "Casino Malindi Billfish Open Challenge" è un'occasione imperdibile per gli appassionati, con la possibilità di noleggiare le imbarcazioni e le attrezzature (chiamando Peter Darnborough 0722/734788 o Callum Looman 0722/282573). Per chi arrivasse da fuori Malindi, invece, ci sono interessanti offerte di pernottamento per chi è iscritto al torneo da parte di Coral Key e Driftwood a Malindi e di Ocean Sport Beach Club per quanto riguarda Watamu.
lunedì 12 gennaio 2009
ATMOSFERA MAGICA PER L'OMAGGIO A DE ANDRE' DI MALINDI
"E la luna tesserebbe i capelli e il viso" cantava Fabrizio De Andrè.
Ieri sera la luna piena sopra l'oceano indiano, nella avvolgente magia dell'Africa buia e selvaggia, eppure così naturalmente ospitale, pareva sapere tutto quel che stava accadendo. Un'atmosfera unica, una commistione di poesia, musica, malinconia e gioia. La poesia e la musica erano quelle delle canzoni di De Andrè, la malinconia quella di omaggiarlo nel decennale della sua scomparsa, la gioia quella di poter vivere un momento unico in un luogo unico come Malindi.
L'atmosfera magica era quella del beach bar Lost, dove la luna piena regalava scie lucenti sul mare e, tra un cocktail e l'altro nel chiringuito affollato di turisti, riecheggiavano le strofe di Boccadirosa. Ma nello stesso momento i primi clienti del Baby Marrow facevano il loro ingresso trasportati dalle stesse note. Così poco dopo alla Terrazza del Coral Key, ascoltando "Il pescatore", o al Putipù gremito di clienti con il sottofondo di "La canzone di Marinella". Omaggio che ha accolto anche i clienti del ristorante La Malindina, ha accompagnato i cibi di Lorenzo's e che è risuonato anche oltre l'ora "accademica" del tributo al Casinò. Insieme ai villaggi turistici di Malindi, al Karibuni di Mambrui e all'Aquarius e Sun Palm di Watamu, la voce di Fabrizio De Andrè ancora una volta ha toccato l'anima di tanti italiani, e lo ha fatto in un luogo che solitamente riesce d emozionare e a raggiungere il profondo dei sentimenti anche senza bisogni di musica. Una serata indimenticabile, di cui hanno parlato diversi Tg Radiofonici, quotidiani e radio private. Grazie Faber, grazie Malindi.
Ieri sera la luna piena sopra l'oceano indiano, nella avvolgente magia dell'Africa buia e selvaggia, eppure così naturalmente ospitale, pareva sapere tutto quel che stava accadendo. Un'atmosfera unica, una commistione di poesia, musica, malinconia e gioia. La poesia e la musica erano quelle delle canzoni di De Andrè, la malinconia quella di omaggiarlo nel decennale della sua scomparsa, la gioia quella di poter vivere un momento unico in un luogo unico come Malindi.
L'atmosfera magica era quella del beach bar Lost, dove la luna piena regalava scie lucenti sul mare e, tra un cocktail e l'altro nel chiringuito affollato di turisti, riecheggiavano le strofe di Boccadirosa. Ma nello stesso momento i primi clienti del Baby Marrow facevano il loro ingresso trasportati dalle stesse note. Così poco dopo alla Terrazza del Coral Key, ascoltando "Il pescatore", o al Putipù gremito di clienti con il sottofondo di "La canzone di Marinella". Omaggio che ha accolto anche i clienti del ristorante La Malindina, ha accompagnato i cibi di Lorenzo's e che è risuonato anche oltre l'ora "accademica" del tributo al Casinò. Insieme ai villaggi turistici di Malindi, al Karibuni di Mambrui e all'Aquarius e Sun Palm di Watamu, la voce di Fabrizio De Andrè ancora una volta ha toccato l'anima di tanti italiani, e lo ha fatto in un luogo che solitamente riesce d emozionare e a raggiungere il profondo dei sentimenti anche senza bisogni di musica. Una serata indimenticabile, di cui hanno parlato diversi Tg Radiofonici, quotidiani e radio private. Grazie Faber, grazie Malindi.
domenica 11 gennaio 2009
COSTA KENIOTA MAGICA ANCHE PER I VIP STRANIERI: DA CAROLINA DI MONACO A MICK JAGGER
Tra i posti da sogno della costa keniota, oltre al T-Club Sands di Chale Island che ha ospitato la famiglia Totti tra Natale e Capodanno e ha visto ripartire solo oggi il pilota Giancarlo Fisichella, che è stato talmente bene da rimandare la partenza, c'è anche l'arcipelago di Lamu.
Nell'isola di Kiwaju, per la precisione, c'è un resort tra i più esclusivi del mondo, frequentato da personaggi che riescono a godere di una privacy davvero completa. Due anni fa è stata la volta del cantante Sting, mentre Bono degli U2 fece tappa l'anno prima, per poi farsi "beccare" a cena dall'ex presidente dell'Onu Koffi Annan, che la villa ce l'ha nella vicina isola di Manda.
Quest'anno le fonti ben informate hanno garantito la presenza di una grandissima rock star e dopo alcune ricerche, le possibilità si sono ristrette a due sole: Mick Jagger dei Rolling Stones o Michael Stipe dei REM. Poi qualcuno ben informato ha dato per certo che si trattasse dell'intramontabile divo degli Stones.
La principessa Carolina di Monaco, habituè del Kenya, è invece arrivata qualche giorno fa a Mombasa e da ieri è segnalata nella sua villa di Lamu, dove hanno fatto tappa anche la figlia dell'ex presidente francese Mitterand e l'attrice Anne Parillaud.
Nell'isola di Kiwaju, per la precisione, c'è un resort tra i più esclusivi del mondo, frequentato da personaggi che riescono a godere di una privacy davvero completa. Due anni fa è stata la volta del cantante Sting, mentre Bono degli U2 fece tappa l'anno prima, per poi farsi "beccare" a cena dall'ex presidente dell'Onu Koffi Annan, che la villa ce l'ha nella vicina isola di Manda.
Quest'anno le fonti ben informate hanno garantito la presenza di una grandissima rock star e dopo alcune ricerche, le possibilità si sono ristrette a due sole: Mick Jagger dei Rolling Stones o Michael Stipe dei REM. Poi qualcuno ben informato ha dato per certo che si trattasse dell'intramontabile divo degli Stones.
La principessa Carolina di Monaco, habituè del Kenya, è invece arrivata qualche giorno fa a Mombasa e da ieri è segnalata nella sua villa di Lamu, dove hanno fatto tappa anche la figlia dell'ex presidente francese Mitterand e l'attrice Anne Parillaud.
sabato 10 gennaio 2009
IL KENYA IN MOSTRA A PESARO, CON IL VICEMINISTRO A INAUGURARE
Una delegazione proveniente dal Kenia e formata dal vice ministro dell’Agricoltura del governo Japhet Kareke Mbiuki, dal rappresentante del parlamento Gitobu Imanyara e dal capo missione dei padri della consolata di Mujwa Enrique Rituerto, è a Pesaro in occasione dell’inaugurazione, avvenuta ieri, nella sala Laurana di Palazzo Ducale di Pesaro, della mostra fotografica “Una scuola per Mujwa”. L’esposizione documenta l’avanzamento dei lavori di costruzione di una struttura scolastica nel cuore del Kenya, destinata ad ospitare 100 bambini orfani o abbandonati, finanziata da Regione Marche e Provincia di Pesaro–Urbino, con la collaborazione della Repubblica di San Marino, di “Aiutiamo l’Africa” onlus, dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo e della Confservizi Marche.
Prima del taglio del nastro, la delegazione incontrerà il presidente della Regione Gian Mario Spacca ed il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli per la stipula di un accordo di amicizia e collaborazione che prevede, tra l’altro, anche la sistemazione della strada che condurrà alla scuola. Previsto anche un incontro con il Prefetto Alessio Giuffrida. Autore delle belle immagini proposte nella mostra (che documentano la vita quotidiana, i volti e i paesaggi di Mujwa, villaggio non lontano dal Monte Kenya e dalle falde del Kilimangiaro) è il geometra Gianni Cesarini, che ha curato il progetto tecnico della scuola ed è anche il direttore dei lavori. La mostra, curata dall’ufficio cooperazione internazionale della Provincia ed allestita dalla cooperativa “Ecstra” di Urbino, rimarrà aperta tutti i giorni fino al 21 gennaio, con orario 10.30-12.30 e 16.30-19.
Prima del taglio del nastro, la delegazione incontrerà il presidente della Regione Gian Mario Spacca ed il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli per la stipula di un accordo di amicizia e collaborazione che prevede, tra l’altro, anche la sistemazione della strada che condurrà alla scuola. Previsto anche un incontro con il Prefetto Alessio Giuffrida. Autore delle belle immagini proposte nella mostra (che documentano la vita quotidiana, i volti e i paesaggi di Mujwa, villaggio non lontano dal Monte Kenya e dalle falde del Kilimangiaro) è il geometra Gianni Cesarini, che ha curato il progetto tecnico della scuola ed è anche il direttore dei lavori. La mostra, curata dall’ufficio cooperazione internazionale della Provincia ed allestita dalla cooperativa “Ecstra” di Urbino, rimarrà aperta tutti i giorni fino al 21 gennaio, con orario 10.30-12.30 e 16.30-19.
venerdì 9 gennaio 2009
IL NORD ITALIA SI COPRE E I TURISTI RINVIANO IL RITORNO DA MALINDI
Nord Italia sommerso dalla neve, Milano bianca come non si vedeva dalla famosa nevicata dell'85.
I fiocchi bianchi fanno bene all'industria turistica malindina ma anche e soprattutto alle ossa, all'abbronzatura e al relax dei turisti di stanza sulla costa keniota, che in questi giorni sempre più numerosi, dopo aver sentito le notizie metereologiche italiane, si stanno recando nelle agenzie di viaggio locali per posticipare la data del ritorno in Italia. Scuole chiuse, economia ferma ma non certo per la neve, clima inospitale. Perchè affrettarsi a tornare se si può ancora rimandare di qualche giorno? Come si dice dalle nostre parti, "haraka haraka aina baraka", a far le cose di fretta, non c'è alcun guadagno. Se non un bel raffreddore coi...fiocchi!
I fiocchi bianchi fanno bene all'industria turistica malindina ma anche e soprattutto alle ossa, all'abbronzatura e al relax dei turisti di stanza sulla costa keniota, che in questi giorni sempre più numerosi, dopo aver sentito le notizie metereologiche italiane, si stanno recando nelle agenzie di viaggio locali per posticipare la data del ritorno in Italia. Scuole chiuse, economia ferma ma non certo per la neve, clima inospitale. Perchè affrettarsi a tornare se si può ancora rimandare di qualche giorno? Come si dice dalle nostre parti, "haraka haraka aina baraka", a far le cose di fretta, non c'è alcun guadagno. Se non un bel raffreddore coi...fiocchi!
giovedì 8 gennaio 2009
MALINDI RICORDA DE ANDRE', INIZIATIVA DI HOTEL, VILLAGGI E RISTORANTI MALINDINI PER RICORDARE IL GRANDE POETA IN MUSICA
Cosa hanno in comune il più grande poeta in musica italiano, Fabrizio De Andrè, e la comunità italiana di Malindi? Apparentemente nulla: il cantautore ligure scomparso l'undici gennaio di dieci anni fa non è mai stato sulla costa keniana, non ha mai scritto una canzone sull'Africa, non conosceva la realtà di Malindi. Ma basta dare un'occhiata al nostro portale, alle iniziative che sosteniamo o portiamo avanti, all'attivitò sociale dell'Associazione Turistica di Malindi e Watamu, e allora si troverà un filo comune. E' lo sguardo agli ultimi, ai meno fortunati, ai diseredati e ai poveri che ci accomuna. Fabrizio De Andrè ha cantato gli sguardi dei bambini dei nostri orfanotrofi, ha messo in poesia il dolore di chi non ha nulla se non la speranza. Così sembra giusto che Malindi, come sta facendo l'Italia intera, attraverso la mostra al Palazzo Ducale di Genova, pagine e pagine su quotidiani e riviste, programmi televisivi e concerti commemorativi in ogni città, renda omaggio all'autore di Boccadirosa, della Canzone di Marinella e di altre indimenticabili poesie che oggi i giovani studiano anche sui libri di testo scolastici.
Per questo motivo l'Associazione MWTWG e il nostro portale hanno organizzato "Malindi ricorda De Andrè", un tributo del tutto particolare. Dalle 20 alle 21 di domenica 11 gennaio, giorno in cui cade il decimo anniversario della scomparsa, in tutti i ristoranti, gli hotel e i villaggi turistici che fanno parte dell'Associazione Turistica, risuoneranno le note delle canzoni di De Andrè, attraverso un compact disc preparato per l'occasione. E' un modo per rendere omaggio alla canzone italiana, alla nostra lingua che con la poetica di "Faber" ha raggiunto livelli altissimi di espressione e significato, e alle migliaia di turisti che ancora affollano nell'estate keniota la nostra località di villeggiatura. Per questo motivo la Fondazione De Andrè, l'Ente fondato dalla moglie Dori Ghezzi che diffonde e difende l'immagine e il pensiero del cantautore, riconosce e plaude all'iniziativa, tra le tante che in questa settimana vengono approntate.
A volte basta un pensiero, e forse in Kenya è più facile pensare a queste cose, e anche a un poeta che cantava "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori".
Per questo motivo l'Associazione MWTWG e il nostro portale hanno organizzato "Malindi ricorda De Andrè", un tributo del tutto particolare. Dalle 20 alle 21 di domenica 11 gennaio, giorno in cui cade il decimo anniversario della scomparsa, in tutti i ristoranti, gli hotel e i villaggi turistici che fanno parte dell'Associazione Turistica, risuoneranno le note delle canzoni di De Andrè, attraverso un compact disc preparato per l'occasione. E' un modo per rendere omaggio alla canzone italiana, alla nostra lingua che con la poetica di "Faber" ha raggiunto livelli altissimi di espressione e significato, e alle migliaia di turisti che ancora affollano nell'estate keniota la nostra località di villeggiatura. Per questo motivo la Fondazione De Andrè, l'Ente fondato dalla moglie Dori Ghezzi che diffonde e difende l'immagine e il pensiero del cantautore, riconosce e plaude all'iniziativa, tra le tante che in questa settimana vengono approntate.
A volte basta un pensiero, e forse in Kenya è più facile pensare a queste cose, e anche a un poeta che cantava "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori".
mercoledì 7 gennaio 2009
IL "FUORI PISTA" DI ALONSO A MALINDI FA IL GIRO DEL MONDO E PROMUOVE L'IMMAGINE POSITIVA DELLA COSTA KENIOTA
Potenza dei personaggi famosi e dei divoratori di gossip.
E' bastato un banale incidente al jet privato del campione di Formula Uno Fernando Alonso, in vacanza a Malindi ospite di Flavio Briatore, che tutto il mondo per due giorni ha parlato della nostra cittadina.
Gli spagnoli, ad esempio, hanno scoperto "il paradiso degli italiani", come titola El Pais, uno dei quotidiani più letti della penisola iberica. "Si vive italian style in Africa, si mangia bene, si ozia, si sta al mare e al sole. Che volete di più?".
Da qui a fare un excursus sui vip che transitano dalle località sulla costa keniota il salto è breve, con storie che mettono in risalto le qualità di luoghi capaci di ammaliare anche personaggi che si possono permettere di girare tutto il mondo. Così nei blog in rete, dove si accumulano i pettegolezzi e le curiosità sul Kenya e molti viaggiatori virtuali covano aneliti di fuga in mete esotiche come appunto Malindi.
Certo, i vip fanno notizia, a volte più delle tragedie e delle notizie scabrose (per fortuna), ma danno anche la possibilità di parlare di altre notizie correlate che difficilmente trovano spazio sui giornali o nei rotocalchi televisivi.
Infatti la disavventura a lieto fine di Alonso all'aeroporto di Malindi ha permesso al redattore dell'articolo del Corriere della Sera, pubblicato in prima pagina nell'edizione di ieri, di parlare della stagione turistica keniota, in ripresa dopo gli avvenimenti dell'anno scorso, e di dedicare buona parte del pezzo alla campagna dell'Associazione Turistica di Malindi e Watamu MWTWG con Unicef e Cisp "Malindi protegge i bambini".
Molte le mail di complimenti per la campagna giunte alla nostra casella info@malindikenya.net, provenienti da lettori del Corsera che sono venuti a sapere che a Malindi c'è gente che vuole aiutare davvero la popolazione locale a migliorare le proprie condizioni di vita sotto tutti i punti di vista e vuole togliersi quella nomea spesso appioppata ingiustamente proprio dagli stessi quotidiani, come il Corriere della Sera che non è mai stato tenero in passato nei confronti di Malindi. Che le cose, negli ultimi anni, siano cambiate se ne sono accorti un po' tutti. Possiamo dirlo? Grazie anche a noi di malindikenya.net
E' bastato un banale incidente al jet privato del campione di Formula Uno Fernando Alonso, in vacanza a Malindi ospite di Flavio Briatore, che tutto il mondo per due giorni ha parlato della nostra cittadina.
Gli spagnoli, ad esempio, hanno scoperto "il paradiso degli italiani", come titola El Pais, uno dei quotidiani più letti della penisola iberica. "Si vive italian style in Africa, si mangia bene, si ozia, si sta al mare e al sole. Che volete di più?".
Da qui a fare un excursus sui vip che transitano dalle località sulla costa keniota il salto è breve, con storie che mettono in risalto le qualità di luoghi capaci di ammaliare anche personaggi che si possono permettere di girare tutto il mondo. Così nei blog in rete, dove si accumulano i pettegolezzi e le curiosità sul Kenya e molti viaggiatori virtuali covano aneliti di fuga in mete esotiche come appunto Malindi.
Certo, i vip fanno notizia, a volte più delle tragedie e delle notizie scabrose (per fortuna), ma danno anche la possibilità di parlare di altre notizie correlate che difficilmente trovano spazio sui giornali o nei rotocalchi televisivi.
Infatti la disavventura a lieto fine di Alonso all'aeroporto di Malindi ha permesso al redattore dell'articolo del Corriere della Sera, pubblicato in prima pagina nell'edizione di ieri, di parlare della stagione turistica keniota, in ripresa dopo gli avvenimenti dell'anno scorso, e di dedicare buona parte del pezzo alla campagna dell'Associazione Turistica di Malindi e Watamu MWTWG con Unicef e Cisp "Malindi protegge i bambini".
Molte le mail di complimenti per la campagna giunte alla nostra casella info@malindikenya.net, provenienti da lettori del Corsera che sono venuti a sapere che a Malindi c'è gente che vuole aiutare davvero la popolazione locale a migliorare le proprie condizioni di vita sotto tutti i punti di vista e vuole togliersi quella nomea spesso appioppata ingiustamente proprio dagli stessi quotidiani, come il Corriere della Sera che non è mai stato tenero in passato nei confronti di Malindi. Che le cose, negli ultimi anni, siano cambiate se ne sono accorti un po' tutti. Possiamo dirlo? Grazie anche a noi di malindikenya.net
martedì 6 gennaio 2009
ALONSO RIPARTE DA MALINDI CON IL JET DI BRIATORE, DOPO IL "FUORI PISTA" CON IL SUO
E' decollato ieri nel primo pomeriggio da Malindi, il campione automobilistico Fernando Alonso, dopo la "falsa partenza" del giorno prima, quando il suo pilota con una sciagurata manovra di terra per uscire dal parcheggio dell'aeroporto locale ha semidistrutto il gabbiotto della scuola di volo e ha causato seri danni al velivolo di proprietà del campione di Formula Uno. Secondo le prime stime di esperti che hanno visto il mezzo si tratterebbe di un affare da mezzo milione di euro. L'incidente era avvenuto nel pomeriggio di domenica, quando Fernando Alonso, dopo aver salutato Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci che lo hanno ospitato nella villa-beauty farm "Lion in the sun", è salito a bordo del suo jet bianco con la moglie, la cantante Raquel del Rosario, la sorella Marta Bruna e il cognato Ander Astrain. Secondo alcuni testimoni, il pilota di Alonso, Alberto Fernandez, avrebbe ignorato i consigli del personale della pista di decollo per eseguire una corretta manovra di terra per mettersi in posizione. L'impatto con la casupola della scuola di volo è stato forte, ma i passeggeri non hanno subito nessun danno fisico. Solo l'evidente disappunto di Alonso, che era atteso da alcuni impegni in patria.
Ieri mattina, dopo aver verificato l'impossibilità di riparare il velivolo in loco, Alonso e parenti hanno chiesto aiuto al team-manager alla Renault, scopritore dell'ex campione del mondo spagnolo e suo amico personale da anni. Sono partiti nel primo pomeriggio di ieri e sono atterrati in serata all'aeroporto di Luxor, in Egitto, dove un altro mezzo preso in affitto era già pronto a prelevarli per portarli a Madrid. Il jet argentato di Briatore farà invece ritorno a Malindi, dove si terrà pronto per la prossima partenza della coppia Flavio-Elisabetta, prevista (salvo altri inconvenienti) per dopodomani.
Ieri mattina, dopo aver verificato l'impossibilità di riparare il velivolo in loco, Alonso e parenti hanno chiesto aiuto al team-manager alla Renault, scopritore dell'ex campione del mondo spagnolo e suo amico personale da anni. Sono partiti nel primo pomeriggio di ieri e sono atterrati in serata all'aeroporto di Luxor, in Egitto, dove un altro mezzo preso in affitto era già pronto a prelevarli per portarli a Madrid. Il jet argentato di Briatore farà invece ritorno a Malindi, dove si terrà pronto per la prossima partenza della coppia Flavio-Elisabetta, prevista (salvo altri inconvenienti) per dopodomani.
lunedì 5 gennaio 2009
FIAMME DOMATE IN DUE HOTEL DI MAYUNGU, NESSUN PROBLEMA PER NOVANTA TURISTI
Un principio d'incendio in due villaggi turistici di Mayungu domato grazie all'ormai consueta tempestività della comunità italiana e all'intervento dei Vigili del Fuoco.
Ieri pomeriggio, intorno all'una, il Flamingo Villa's Resort di Mayungu è stato avvolto dalle fiamme a causa di un corto circuito della centralina elettrica posizionata fuori dalla struttura turistica, che ospitava una ventina di italiani in vacanza, oltre allo staff locale. Panico comprensibile ma nessun danno a cose o persone, se si eccettuano ovviamente le strutture: tre delle ville che compongono l'hotel sono state visibilmente danneggiate e i tetti di makuti sono da rifare completamente. Il fuoco, in realtà, sembra fosse partito dal villaggio attiguo, il Kivulini, di proprietà del Key Group. Dopo pochi minuti dall'allarme, erano già arrivati i primi soccorsi, con i vigili del fuoco locali (che hanno avuto problemi ad operare al Flamingo, per una via d'accesso problematica) e l'ormai consueta catena di solidarietà degli imprenditori locali e italiani e dei membri dell'associazione MWTWG di cui il Kivulini fa parte. Quest'ultimo ha riportato danni alla sola reception, ma per motivi di sicurezza e comfort, oltre che per la provvisoria mancanza dell'energia elettrica, i sessantotto turisti ospiti della struttura sono stati riprotetti al Coral Key. Sul posto, oltre ai rifornimenti d'acqua arrivati dal Casino Malindi e dall'abitazione privata del suo proprietario Bobby Cellini e da altri alberghi e case private, due camion-cisterna del Jacaranda Village di Mayungu. Anche il capo della polizia Ali Ayub si è recato a Mayungu con alcuni uomini. Verificando la situazione del Flamingo Villa's Resort ha dichiarato.
"Gli hotel di Malindi sono tendenzialmente sicuri, ma ci adopereremo, di concerto con l'associazione degli imprenditori MWTWG, affinchè anche i pochi che non sono preparati a possibili imprevisti, si mettano in regola. Le pompe per attingere dalle piscine, ad esempio, devono esserci ed essere funzionanti".
D'accordo anche il presidente di Malindi Watamu Tourist Welfare Group, Renzo Quaciari: "Sono pochi i villaggi che non applicano le più elementari norme di sicurezza in materia di prevenzione antincendio, ma oltre a non garantire la sicurezza dei turisti, gettano discredito su tutti quelli, che sono la maggioranza, che sono preparati all'evenienza di un principio d'incendio. Parlo specialmente di chi ha i tetti in makuti e di chi non predispone vie d'accesso sicure e comode per le camionette dei Vigili del Fuoco".
In ogni caso, scampato pericolo. Solo un po' di paura e un cambio di scenario, magari guadagnandoci in bellezza e comodità, per un ottantina di turisti italiani.
Ieri pomeriggio, intorno all'una, il Flamingo Villa's Resort di Mayungu è stato avvolto dalle fiamme a causa di un corto circuito della centralina elettrica posizionata fuori dalla struttura turistica, che ospitava una ventina di italiani in vacanza, oltre allo staff locale. Panico comprensibile ma nessun danno a cose o persone, se si eccettuano ovviamente le strutture: tre delle ville che compongono l'hotel sono state visibilmente danneggiate e i tetti di makuti sono da rifare completamente. Il fuoco, in realtà, sembra fosse partito dal villaggio attiguo, il Kivulini, di proprietà del Key Group. Dopo pochi minuti dall'allarme, erano già arrivati i primi soccorsi, con i vigili del fuoco locali (che hanno avuto problemi ad operare al Flamingo, per una via d'accesso problematica) e l'ormai consueta catena di solidarietà degli imprenditori locali e italiani e dei membri dell'associazione MWTWG di cui il Kivulini fa parte. Quest'ultimo ha riportato danni alla sola reception, ma per motivi di sicurezza e comfort, oltre che per la provvisoria mancanza dell'energia elettrica, i sessantotto turisti ospiti della struttura sono stati riprotetti al Coral Key. Sul posto, oltre ai rifornimenti d'acqua arrivati dal Casino Malindi e dall'abitazione privata del suo proprietario Bobby Cellini e da altri alberghi e case private, due camion-cisterna del Jacaranda Village di Mayungu. Anche il capo della polizia Ali Ayub si è recato a Mayungu con alcuni uomini. Verificando la situazione del Flamingo Villa's Resort ha dichiarato.
"Gli hotel di Malindi sono tendenzialmente sicuri, ma ci adopereremo, di concerto con l'associazione degli imprenditori MWTWG, affinchè anche i pochi che non sono preparati a possibili imprevisti, si mettano in regola. Le pompe per attingere dalle piscine, ad esempio, devono esserci ed essere funzionanti".
D'accordo anche il presidente di Malindi Watamu Tourist Welfare Group, Renzo Quaciari: "Sono pochi i villaggi che non applicano le più elementari norme di sicurezza in materia di prevenzione antincendio, ma oltre a non garantire la sicurezza dei turisti, gettano discredito su tutti quelli, che sono la maggioranza, che sono preparati all'evenienza di un principio d'incendio. Parlo specialmente di chi ha i tetti in makuti e di chi non predispone vie d'accesso sicure e comode per le camionette dei Vigili del Fuoco".
In ogni caso, scampato pericolo. Solo un po' di paura e un cambio di scenario, magari guadagnandoci in bellezza e comodità, per un ottantina di turisti italiani.
domenica 4 gennaio 2009
CHI PARTE E CHI ARRIVA, A MALINDI ANCHE L'EX ARBITRO PAPARESTA
Dai cartellini alle cartoline. Nessuna sanzione per Malindi che invece fa goal nel cuore dell'ex arbitro internazionale Gianluca Paparesta, in vacanza nella località keniota e ospite in una villa del Key Group.
Avvicinato dopo una cena al ristorante La Malindina, il fischietto messo in fuorigioco dopo l'affaire "moggiopoli", era raggiante. "Non ero mai stato a Malindi prima d'ora - ha ammesso - e l'ho scoperta grazie ad amici. Sono rimasto letteralmente entusiasta, è un luogo incantevole". Con la promessa di tornare presto, il fischietto barese si gode gli ultimi giorni di relax. Così come la conduttrice di Sky Sport Ilaria D'Amico, che ha deciso di trascorrere gli ultimi giorni della sua vacanza nella pace di Lamu, il paradiso a nord di Malindi frequentato, tra gli altri, anche da Carolina di Monaco (c'è chi giura di averla vista in questi giorni), Mick Jagger, Koffi Annan e Sting.
Avvicinato dopo una cena al ristorante La Malindina, il fischietto messo in fuorigioco dopo l'affaire "moggiopoli", era raggiante. "Non ero mai stato a Malindi prima d'ora - ha ammesso - e l'ho scoperta grazie ad amici. Sono rimasto letteralmente entusiasta, è un luogo incantevole". Con la promessa di tornare presto, il fischietto barese si gode gli ultimi giorni di relax. Così come la conduttrice di Sky Sport Ilaria D'Amico, che ha deciso di trascorrere gli ultimi giorni della sua vacanza nella pace di Lamu, il paradiso a nord di Malindi frequentato, tra gli altri, anche da Carolina di Monaco (c'è chi giura di averla vista in questi giorni), Mick Jagger, Koffi Annan e Sting.
sabato 3 gennaio 2009
SCIOPERO AL PARCO MARINO, ESCURSIONI BLOCCATE A MALINDI E WATAMU
Barche ferme al Parco Marino per lo sciopero dei barcaioli che portano i turisti in gita alla barriera corallina e agli isolotti davanti a Mayungu, escursioni bloccate anche per i diving italiani.
Oggi si prepara il terzo giorno di sciopero del mare tra Malindi e Watamu, la situazione è sotto controllo ma tesa e chi lavora con il turismo si sente decisamente penalizzato. Tutto è nato con l'arrivo del nuovo anno e con la sorpresa, peraltro annunciata, dell'aumento dei biglietti d'ingresso nelle acque territoriali del parco marino di Malindi e Watamu: da 10 dollari a persona a 15 dollari, uno sconsiderato aumento del 50% da parte del Kenya Wildlife Service che gestisce per conto del Governo Keniota la zona protetta tra le due località di villeggiatura.
I proprietari delle imbarcazioni che portano in gita i turisti non ci stanno e decidono di incrociare le braccia, come se non bastasse obbligano anche i privati, come i centri subacquei italiani, a fare lo stesso, pena pesanti ritorsioni.
"La loro protesta è giusta - spiega Angelo De Faveri, contitolare del Blu Fin Diving - ma non possono costringerci a non svolgere il nostro lavoro nel periodo di massima affluenza del turismo. Così ci mettono in ginocchio, anche se comprendo le loro ragioni. Oltretutto abbiamo subito pesanti minacce, come quella di bruciare le barche di chi prende il mare ignorando lo sciopero".
Per ora siamo fermi alla protesta civile, nessuno scontro, ma le autorità stanno a guardare e non garantiscono la sicurezza delle imbarcazioni di chi volesse lavorare. Nel pomeriggio di ieri è intervenuta anche la massima autorità costiera, il Chief di Mombasa del KWS che ha provato la via del dialogo con gli scioperanti ma è rimasto fermo sulle sue posizioni: "Le tariffe non verranno abbassate" ha detto, a conclusione del faccia a faccia. Immediata la risposta dei barcaioli: "Allora nessuno salperà dal Parco Marino, non avrete i nostri soldi". Nella giornata di oggi ci si augura che le due opposte fazioni possano arrivare a un compromesso, anche perchè dalla ragionevolezza di tutti si può fare il bene del turismo, evitando che molti villeggianti non riescano a godere dello spettacolo offerto dalla barriera corallina e dagli isolotti che affiorano al largo di Mayungu, così come a chi ha intrapreso il corso di divang per il brevetto scuba ed è atteso in questi giorni alla prova pratica finale, che è anche una delle meraviglie della vacanza in Kenya, l'immersione tra i fondali della costa keniota.
Oggi si prepara il terzo giorno di sciopero del mare tra Malindi e Watamu, la situazione è sotto controllo ma tesa e chi lavora con il turismo si sente decisamente penalizzato. Tutto è nato con l'arrivo del nuovo anno e con la sorpresa, peraltro annunciata, dell'aumento dei biglietti d'ingresso nelle acque territoriali del parco marino di Malindi e Watamu: da 10 dollari a persona a 15 dollari, uno sconsiderato aumento del 50% da parte del Kenya Wildlife Service che gestisce per conto del Governo Keniota la zona protetta tra le due località di villeggiatura.
I proprietari delle imbarcazioni che portano in gita i turisti non ci stanno e decidono di incrociare le braccia, come se non bastasse obbligano anche i privati, come i centri subacquei italiani, a fare lo stesso, pena pesanti ritorsioni.
"La loro protesta è giusta - spiega Angelo De Faveri, contitolare del Blu Fin Diving - ma non possono costringerci a non svolgere il nostro lavoro nel periodo di massima affluenza del turismo. Così ci mettono in ginocchio, anche se comprendo le loro ragioni. Oltretutto abbiamo subito pesanti minacce, come quella di bruciare le barche di chi prende il mare ignorando lo sciopero".
Per ora siamo fermi alla protesta civile, nessuno scontro, ma le autorità stanno a guardare e non garantiscono la sicurezza delle imbarcazioni di chi volesse lavorare. Nel pomeriggio di ieri è intervenuta anche la massima autorità costiera, il Chief di Mombasa del KWS che ha provato la via del dialogo con gli scioperanti ma è rimasto fermo sulle sue posizioni: "Le tariffe non verranno abbassate" ha detto, a conclusione del faccia a faccia. Immediata la risposta dei barcaioli: "Allora nessuno salperà dal Parco Marino, non avrete i nostri soldi". Nella giornata di oggi ci si augura che le due opposte fazioni possano arrivare a un compromesso, anche perchè dalla ragionevolezza di tutti si può fare il bene del turismo, evitando che molti villeggianti non riescano a godere dello spettacolo offerto dalla barriera corallina e dagli isolotti che affiorano al largo di Mayungu, così come a chi ha intrapreso il corso di divang per il brevetto scuba ed è atteso in questi giorni alla prova pratica finale, che è anche una delle meraviglie della vacanza in Kenya, l'immersione tra i fondali della costa keniota.
venerdì 2 gennaio 2009
DOMANI SERA AL CASINO MALINDI ERIC WAINAINA E ATEMI
Domani sera al Casino Malindi va in scena l'ultima delle serate musicali delle feste di Natale e anno nuovo. Sul palco del ristorante La Griglia saliranno due tra le più interessanti proposte artistiche nazionali: Eric Wainaina e Atemi.
Wainaina è uno dei musicisti di spicco della generazione "di mezzo" della musica keniota. Il suo album "Sawa sawa" è stato uno dei più venduti non solo in patria. Dotato di una voce potente e interessante, è considerato lo "Youssou N'Dour" keniota. La bella voce della cantante Atemi farà da contraltare femminile. A seguire, una sopresa per il Casino, tavoli ai lati e un po' di discoteca con il disc jockey Carlo Chionna.
Wainaina è uno dei musicisti di spicco della generazione "di mezzo" della musica keniota. Il suo album "Sawa sawa" è stato uno dei più venduti non solo in patria. Dotato di una voce potente e interessante, è considerato lo "Youssou N'Dour" keniota. La bella voce della cantante Atemi farà da contraltare femminile. A seguire, una sopresa per il Casino, tavoli ai lati e un po' di discoteca con il disc jockey Carlo Chionna.
giovedì 1 gennaio 2009
S.SILVESTRO TRA FUOCHI E SHOW A MALINDI, PRIMO DELL'ANNO TUTTI IN SPIAGGIA!
Dopo una lunga notte di ordinata baldoria, senza alcun incidente nè episodi spiacevoli, il primo giorno del nuovo anno a Malindi è trascorso felicemente e anche un po' pigro in spiaggia per moltissimi turisti, residenti italiani e cittadini kenioti.
Le spiagge di Silversand e del Parco Marino a Casuarina erano affollate di famiglie, coppie e giovani. Tutti in acqua con un venticello piacevole che ha increspato l'oceano indiano abbastanza da far divertire i bambini a cavalcioni sulle onde.
E' stato un risveglio splendido, quello del primo dell'anno sulla costa keniota, temperatura attorno ai trenta grandi ma pochissima umidità. La notte di S.Silvestro ha visto migliaia di persone in giro per la cittadina, tra le feste private e quelle dei ristoranti, e gli appuntamenti dopo la mezzanotte nei locali pubblici. Hanno spadroneggiato la discoteca sulla spiaggia di Rosada Beach, con il dee-jay locale Dulla a dettare i tempi del ballo scatenato, e il Beach Bar Lost, sulla spiaggia del Lawford's Hotel, con la commercial house di Doctor Vey, richiestissimo MC di Radio Capital FM, ormai popolare anche alle Seychelles.
Fino alla mezzanotte invece gli appuntamenti più gettonati sono stati il Casino, con il concerto del cantautore di Nairobi Harry Kimani, con il suo pop raffinato, e il gruppo di ballerini e acrobati Sarakasi Dancers, e il ristorante La Malindina, con il tradizionale "tutti in piscina" di mezzanotte. Pienone a cena anche per Rosada e La Terrazza. Si è ballato fino a notte fonda allo Stardust, l'unica vera discoteca al chiuso di Malindi, mentre chi ha scelto le atmosfere africane si è ritrovato allo Stars & Gatters o al Lena's Joint, dove era in programma una serata di musica Bango. Al Lost, con falò sulla spiaggia e long drink, si è fatta l'alba. Alla fine tutti felici, nessun problema di ordine pubblico e tanti saluti al 2008, che per il kenya è un anno da archiviare il più in fretta possibile. Ma se questo è il buongiorno del nuovo anno, si può essere più che ottimisti.
Le spiagge di Silversand e del Parco Marino a Casuarina erano affollate di famiglie, coppie e giovani. Tutti in acqua con un venticello piacevole che ha increspato l'oceano indiano abbastanza da far divertire i bambini a cavalcioni sulle onde.
E' stato un risveglio splendido, quello del primo dell'anno sulla costa keniota, temperatura attorno ai trenta grandi ma pochissima umidità. La notte di S.Silvestro ha visto migliaia di persone in giro per la cittadina, tra le feste private e quelle dei ristoranti, e gli appuntamenti dopo la mezzanotte nei locali pubblici. Hanno spadroneggiato la discoteca sulla spiaggia di Rosada Beach, con il dee-jay locale Dulla a dettare i tempi del ballo scatenato, e il Beach Bar Lost, sulla spiaggia del Lawford's Hotel, con la commercial house di Doctor Vey, richiestissimo MC di Radio Capital FM, ormai popolare anche alle Seychelles.
Fino alla mezzanotte invece gli appuntamenti più gettonati sono stati il Casino, con il concerto del cantautore di Nairobi Harry Kimani, con il suo pop raffinato, e il gruppo di ballerini e acrobati Sarakasi Dancers, e il ristorante La Malindina, con il tradizionale "tutti in piscina" di mezzanotte. Pienone a cena anche per Rosada e La Terrazza. Si è ballato fino a notte fonda allo Stardust, l'unica vera discoteca al chiuso di Malindi, mentre chi ha scelto le atmosfere africane si è ritrovato allo Stars & Gatters o al Lena's Joint, dove era in programma una serata di musica Bango. Al Lost, con falò sulla spiaggia e long drink, si è fatta l'alba. Alla fine tutti felici, nessun problema di ordine pubblico e tanti saluti al 2008, che per il kenya è un anno da archiviare il più in fretta possibile. Ma se questo è il buongiorno del nuovo anno, si può essere più che ottimisti.
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